Molini di Triora



Sorto in funzione di punto di incrocio della viabilità storica dell’alta Valle Argentina, divenne importante, tanto da assumerne la denominazione, per la presenza di numerosi mulini ad acqua adibiti alla macinazione del grano o alla frangitura delle olive, grazie alla convergenza di ben tre corsi d’acqua. La sua storia ha seguito nel tempo le vicende di Triora sino al 1903 quando conquistò l’autonomia amministrativa e vide giungere la strada carrozzabile. La chiesa di San Lorenzo è stata edificata nel 1484, come testimonia il portale conservato in facciata, e subendo nel XVIII secolo la trasformazione in forme barocche pur mantenendo il campanile medievale a cuspide. Notevoli al suo interno i dorati altari in legno scolpito, opera di Giovanni Battista Borgogno detto il Buscaglia di Triora, che inquadrano la tela delle Anime Purganti di Lorenzo Gastaldi (seconda metà del Seicento) o la statua dell’Annunciazione sempre dello scultore triorese; vi si conservano pure la pala della Madonna col Bambino tra i Santi Giovanni Evangelista e Caterina d’Alessandria di Battista Gastaldi del 1605 proveniente dalla Montà e il polittico della Maddalena e santi di Emanuele Maccario del 1550.

Notevole per antichità è la soprastante chiesa della Montà, posta sull’antica strada per Triora, che pur rimaneggiata in epoca barocca conserva al suo interno pregevoli affreschi con la Crocifissione e un finto polittico dipinto sulla parete, opera di Antonio da Monteregale firmati e datati 1435.

Sugli itinerari di comunicazione con le valli Impero e Arroscia, con funzione sia di presidio che di sfruttamento delle risorse del territorio, sono posti i borghi di Andagna e Corte. Il primo conserva un abitato abbastanza esteso di impronta prettamente rurale stretto intorno alla barocca parrocchiale che conserva la suo interno la quattrocentesca Annunciazione, pannello superstite di un polittico in parte disperso, e opera del Maestro di Lucéram, oltre ad alcune tele da ascriversi ai Gastaldi, pittori trioresi del XVII secolo, inquadrate in sontuose e coeve cornici lignee di intagliatore ponentino. All’ingresso del borgo sorge anche il grande oratorio di San Martino, ormai pericolante, ricostruito nel XVII secolo sul sito di un precedente edificio medievale come attestano il portale e i resti di colonne e capitelli che lo decorano. Grande interesse si riscontra anche nelle due cappelle, in posizione discosta dal paese, di San Bernardo, che conserva un grande ciclo murale quattrocentesco, e quella di San Rocco dove sono emersi recentemente alcuni affreschi di Pietro Guido da Ranzo, artista cinquecentesco della vicina valle Arroscia.

Anche Corte ha un’impronta montana con le sue suggestive case in pietra e i caratteristici carruggi convergenti sulla chiesa parrocchiale seicentesca, ricolma di opere d’arte coeve. In posizione discosta dal borgo si trova il santuario di Nostra Signora della Consolazione, detta anche del “Caistreo”, meta di grande devozione popolare dove si conservano opere d’arte di pittori locali del XVII secolo. Si ricordano anche le piccole borgate di Glori, Agaggio, Aigovo, Gavano e Perallo, tutte poste, come sentinelle, sui percorsi  verso le valli circostanti e che conservano ancora quasi intatta la loro struttura medievale.

Specialità del luogo sono le lumache, cucinate secondo una ricetta tradizionale locale, e il pane di farina integrale. La borgata di Agaggio è invece nota per la coltivazione della lavanda e per i prodotti derivati dalla sua distillazione.

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